La pittura di Michele Nave si propone come un utilissimo esempio di quella pratica iperfigurativa che costituisce la risposta più convincente e matura che l'Europa abbia saputo offrire alla montante iperrealista americana affermatasi con gli anni Sessanta.
All'interno di tali dinamiche creative, l'opera del Nostro si distingue per la felice coniugazione che sa offrire di una lettura scanzonata e pastosa della realtà circostante e per una disamina dell'esistente condotta con l'occhio affascinato di una prospezione fantastica.
Ne emerge il risultato di una pittura che potremmo anche definire 'senza tempo', di una pittura in cui ritornano le atmosfere proprie di quella particolare e felicissima stagione che contrassegnò la temperie 'maginco-realista' nell'arco di tempo tra le due guerre mondiali, trovando interpreti di assoluto interesse, in Italia, ad esempio, in personalità come Ugo Celada o Cagnaccio di San Pietro.
A tali dinamiche figurative appartiene la proprietà di proporsi come solo apparentemente destinate a fornire una sorta di prospettiva di allontanamento dalla consistenza del reale fenomenico, ma occorre essere ben avvertiti del fatto che, invece, proprio questa sorta di 'allontanamento' dalla realtà circostante è ciò che fornisce garanzia dell'ancoraggio 'realistico', ciò che consente di volgere in opportunità epistemologica ciò che potrebbe apparire "prima facie", come una sorta di fuga nella fantasia o nella prospettiva onirica.
Sono elementi di riferimento naturalistico quelli che costituiscono l'ossatura della sua pittura, andandosi a proporre come fattori distintivi di una produzione ricca di spunti intensamente presieduta da un intento descrittivo della consistenza oggettiva delle cose.
Con tali determinazioni creative tale pittura si rivela capace di interpretare un suo ruolo che appare subito come di uno strumento essenzialmente rivolto a conoscere e non solo a descrivere la consistenza epifenomenica del dato.
Una pittura di rilievo e di notevole interesse anche per le felici soluzioni cromatiche che essa sa offrire, che consentono all'artista di sviluppare con pienezza di significato quella prestanza volumetrica che le cose in se stesse possiedono e che tocca al pittore saper far emergere nel pieno della propria evidenza.
Rosario Pinto
Fra tradizione e innovazione - vol.4